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Chi c’è nel nostro intestino?

L’intestino per lungo tempo è stato l’organo dimenticato del nostro corpo, è però il più esteso ed il più importante in quanto secerne un grande quantità di ormoni, di vario tipo, in grado di influenzare la fisiologia del nostro organismo; inoltre svolge un’importante funzione di trasformazione e metabolizzazione dei vari alimenti ed è in grado di pilotare gran parte delle attività vitali del corpo umano ed animale, grazie alla sua vasta microflora autoctona (Microbiota).
Bisogna sottolineare che le cellule microbiche che albergano nel corpo umano sono dieci volte più numerose delle cellule che costituiscono il nostro corpo (circa 100.000 miliardi).
Gran parte del microbiota gastro-intestinale risiede nel colon ed è questo il tratto in cui vengono svolte le azioni più importanti per il nostro benessere e per la protezione della nostra salute.
Come accennato il microbiota intestinale partecipa al metabolismo di carboidrati, proteine e lipidi, regola la secrezione degli ormoni, del pH e degli ioni H+, nonché la produzione di composti anti-batterici. Vi sono fattori che influenzano le attività del microbiota intestinale, sia in senso positivo che negativo, tra questi: la tolleranza del sistema immunitario, la colonizzazione dell’epitelio intestinale, la sintesi di enzimi per utilizzare i nutrienti disponibili, la resistenza agli stress, il comportamento alimentare ecc.
I batteri intestinali possono influenzare significativamente la mente ed il benessere psicologico di un individuo. A certificarlo è uno studio presentato da John F. Cryan, esperto dell’University College di Cork (Irlanda), al congresso della Sip (la Società Italiana di Psichiatria) secondo cui i batteri del microbiota intestinale influenzano lo sviluppo del cervello sia nel feto, sia dopo la nascita.Cryan e colleghi hanno identificato i meccanismi alla base di questo fenomeno. Come spiegato in un articolo apparso su Frontiers in Microbiology, ad entrare in gioco sono molecole come neurotrasmettitori, neuropeptidi, ormoni e citochine, e i loro recettori.
“Supponiamo che l’intima comunicazione tra microbiota-sistema immunitario immunitario-sistema neuroendocrino coinvolga molecole dalle funzioni multiple – concludevano già all’epoca Cryan e collaboratori nel loro studio – Queste stesse molecole sembrano essere prodotte e comunicare con membri della comunità microbica intestinale, il sistema neuroendocrino e quello immunitario per innescare o evitare l’avvio di una risposta di attacco contro i [batteri] commensali.
Ciò – spiegavano gli esperti – sarebbe di importanza cruciale in fasi precoci della vita”. In queste fasi, infatti, esisterebbe una finestra temporale durante la quale la colonizzazione dell’intestino da parte di una popolazione di microbi amici della salute aiuterebbe a ridurre la suscettibilità alle malattie e ad assicurare il normale sviluppo delle difese immunitarie, del metabolismo e del sistema nervoso.
Le possibili applicazioni delle conoscenze in questo campo vanno però oltre questa singola patologia e aprono la via a una nuova disciplina, battezzata psicobiotica e incentrata sullo studio della correlazione tra i microbi presenti nell’organismo umano e la comparsa di problemi nella sfera mentale.
Ad oggi conosciamo varie malattie legate alle alterazioni microbiche intestinali e tra queste possiamo ricordare: obesità, diarrea da antibiotici, morbo di Crohn, enterocolite necrotizzante, cancro del colon.